Secondo l’Onu, sono tra i 150 e i 250 milioni: ma il dato più allarmante è che la società sembra averli dimenticati.

di C.Alessandro Mauceri

In molti paesi il problema ha dimensioni spaventose: la più grande popolazione di bambini di strada in India. Vivono senza famiglia e senza casa, vicino alle fermate dei bus, alle stazioni, ai mercati. Dormono vicino ai bagni pubblici, sui marciapiedi o nei sotterranei. La gran parte sopravvive grazie a quel che trova, facendo il venditore ambulante o chiedendo l’elemosina. E in Europa sono 1.700.000 i bimbi rom non registrati all’anagrafe.

Nell’ormai disarmante indifferenza globale, il 12 aprile è la Giornata mondiale dei bambini di strada. Milioni di bambini che invece di ricevere cure e affetto da una famiglia, vivono quasi sempre da soli ai margini della società che sembra essersi dimenticata di loro.

L’Unicef li definisce i minori “per i quali la strada rappresenta la casa e/o la principale fonte di sostentamento e che non sono adeguatamente protetti o sorvegliati”. Storicamente il nome di bambini di strada è la traduzione del portoghese meninos de rua, una delle espressioni utilizzate in Brasile per parlare del dramma dell’infanzia povera e abbandonata. Un fenomeno così diffuso e complesso da essere stato addirittura “classificato”: ci sono i meninos “na” rua (bambini “nella” strada) e i meninos “de” rua (bambini  “di” strada).

In molti paesi il problema ha raggiunto dimensioni spaventose. Nato in Brasile, oggi la più grande popolazione di bambini di strada si troverebbe in India: si stima che in questo paese siano più di 4 milioni i bambini di strada. Nel 2014-2015, le autorità stimavano che i bambini di strada solo nelle città di Chennai, Mumbai, Bangalore e Hyderabad fossero 314.700 e intorno ai 100.000 (di cui il 20 per cento bambine) solo a Delhi.

Centinaia di migliaia di bambini che vivono senza famiglia e senza casa, vicino alle fermate degli autobus, alle stazioni, ai mercati. Dormono vicino ai bagni pubblici o sui marciapiedi o nei sotterranei. L’87 per cento di loro sopravvive grazie a quello che trova o che riesce a racimolare facendo il venditore ambulante o chiedendo l’elemosina. Di molti di loro le autorità non sanno nulla: meno del 20 per cento ha un documento di riconoscimento, una carta di identità o un certificato di nascita. Tutti gli altri non sono nemmeno registrati all’anagrafe. Anche in questo caso sono divisi in due categorie.

Sono passati trent’anni da quando i governi di tutto il mondo promisero a tutti i bambini gli stessi diritti adottando la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia (Uncrc). Eppure, ancora oggi, per milioni di bambini di strada questi diritti sembrano non esistere: per loro non c’è assistenza sanitaria né istruzione e neanche un posto caldo dove dormire d’inverno. Lo scorso anno, in occasione del 12 aprile le Nazioni Unite pubblicarono il Commento generale dell’Onu sui bambini di strada, un documento con cui riconoscevano formalmente i diritti dei bambini di strada fornivano ai governi di oltre 130 paesi linee guida autorevoli per assicurare che i bambini di strada potessero godere degli stessi diritti di cui godono tutti gli altri bambini.

Dopo la presentazione del rapporto mondiale sui bambini che lavorano e vivono in strada, decine e decine di esperti di tutto il mondo, a ottobre dello scorso anno, hanno inviato alle Nazioni Unite una lettera aperta per richiamare l’attenzione sul tema dei diritti dei bambini. Tra i firmatari il Premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel che disse: “Condivido le indicazioni dei 74 esperti perché credo sia di vitale importanza tenere in considerazione la partecipazione reale dei bambini e giovani nel disegno e nell’implementazione di politiche per l’infanzia in modo che siano ascoltate le loro esperienze. Appoggio tutte le azioni che si possano promuovere per migliorare la qualità della vita dei bambini che vivono in strada e lavorano, affinché terminino le violazioni dei loro diritti”.

Una denuncia pesante ma della quale i media hanno parlato poco. In realtà, pare che a questo problema nessuno voglia dedicare molta attenzione. Neanche nei paesi sviluppati.Eppure non si tratta né di un fenomeno limitato al Brasile o ai paesi poveri. Secondo l’Onu, sono tra 150 milioni e 250 milioni i minori in tutto il mondo che vivono che vivono per strada e nella strada. E con l’aumentare dei livelli di povertà, il loro numero è in crescita.

Anche in Europa non sono pochi i bambini di strada: almeno 150mila ma il loro numero potrebbe essere molto maggiore, come ha detto qualche anno fa in un’intervista Reinhold Müller, allora direttore dell’European Federation for Street Children: “È un dato davvero molto difficile da definire, vista l’eterogeneità dal fenomeno e il numero di Stati coinvolti. Abbiamo una serie di dati che però ci rappresentano la gravità del problema: secondo recenti stime UNICEF, ad esempio, in Europa ci sono circa 1.700.000 bambini rom non registrati all’anagrafe”.

In paesi come la Romania dove solo a Bucarest sarebbero almeno un migliaio (di cui un quarto ragazze, un terzo probabilmente Rom). In Moldavia, dove, secondo i dati ufficiali, sarebbero oltre 50.000 i bambini abbandonati. O in Portogallo,dove vivono nascosti nelle viscere della capitale, nascosti tra le mura sbrecciate di case in rovina o nei sotterranei.

Il Consorzio per i bambini di strada (Csc), la rete globale che riunisce oltre cento ONG ha racchiuso in quattro gruppi le linee guida che si dovrebbero seguire, i Quattro passi verso l’uguaglianza. A cominciare dal riconoscere che i bambini in strada hanno gli stessi diritti di tutti gli altri. Ma anche che questi bambini sono esposti a rischi che gli altri bambini non corrono: per questo è necessario proteggerli dalla violenza e dagli abusi e assicurarsi che possano ricevere assistenza.

Ma la giustizia non è l’unico diritto che i paesi dovrebbero fornire ai bambini di strada: sono molti i servizi essenziali necessari, a cominciare dalla salute e dall’educazione. Ultimo, ma non ultimo, cercare di trovare soluzioni per risolvere il problema laddove si verifica (la situazione dei bambini di strada in Italia, in Europa e in India o in Brasile è molto diversa). Per molti di questi bambini manca un punto di riferimento adulto. Spesso non è solo una casa o un letto dove dormire: quello che manca (con tutte le conseguenze facilmente immaginabili per la loro crescita e il loro futuro) sono un padre, una madre, dei fratelli. In altre parole una famiglia. Per i bambini di strada è la strada stessa la famiglia, l’unico spazio vitale.

Anche in Italia, dove, nella totale indifferenza generale, sono molti i bambini di strada.  Vivono lontani da famiglie da cui sono scappati o che non ci sono mai state, senza nessuno che si prende cura di loro, senza controlli. Italiani e stranieri, tutti accomunati dalla disperazione e dal silenzio di chi finge di non vederli e non dedica loro nessuna attenzione. Neanche un giorno all’anno:il 12 aprile, il Giorno dei bambini di strada.