La povertà dovrebbe essere riconosciuta come il maggior fattore di rischio per morti premature. Questo hanno concluso gli scienziati dopo aver analizzato i dati relativi ad un target di 1.7 milione di persone.

Un’importante ricerca internazionale ha rilevato come il basso status socio-economico sia il terzo fattore di rischio per morte prematura dopo il fumo e l’inattività fisica.

Lo studio, pubblicato sul The Lancet, è il primo a confrontare l’impatto del basso status socio-economico con altre minacce per la salute quali l’assenza di esercizio fisico, il fumo, il diabete, l’alta pressione sanguigna, l’obesità ed il consumo di alcol.

È stato rilevato come le persone più povere sono 1.5 volte più esposte al rischio di morire prima degli 85 anni, rispetto a coloro che conducono una vita più agiata.

Un basso status socio-economico è stato inoltre associato ad una riduzione di 2.1 anni nell’aspettativa di vita – simile a quella di chi conduce una vita sedentaria che solitamente sperimenta una diminuzione di 2.4 anni rispetto alla durata media della vita.

L’alta pressione sanguigna, l’obesità ed un abbondante consumo di alcol hanno comunque un peso minore sull’aspettativa di vita rispetto al fattore povertà. I fattori che comportano una maggior diminuzione della durata di vita sono solo il fumo (4.8 anni) ed il diabete (3.9 anni).

I ricercatori hanno messo insieme i dati di 48 studi che coinvolgono più di 1.7 milioni di persone provenienti da Inghilterra, Francia, Svizzera, Portogallo, Italia, Stati Uniti e Australia.

Per definire lo status socio-economico delle persone sono stati utilizzati i titoli lavorativi.

Si stima che circa il 41 per cento degli uomini e il 27 per cento delle donne partecipanti allo studio siano stati identificati come facenti parte della categoria “bassa”.

Tra le persone di questo gruppo, 55.600 sono morti prima di aver raggiunto gli 85 anni di età, rispetto ai 25.452 facenti parte della categoria con uno status socio-economico piu’ elevato.

Il legame tra status socio-economico basso e le cattive condizioni di salute è ampiamente riconosciuto, ma viene spesso trascurato nelle politiche sanitarie.

La ricercatrice Silvia Stringhini dalla Losanne University Hospital, in Svizzera, sostiene come il suo governo abbia riconosciuto che lo status socio-economico basso sia un importante fattore di rischio e che abbia smesso di escluderlo dalle politiche sanitarie.

“Ridurre la povertà, migliorare l’istruzione, offrire una soluzione abitativa sicura, essere inseriti in un ambiente scolastico e lavorativo sono aspetti fondamentali per colmare le difficoltà dovute alla deprivazione socio-economica. In questo modo, lo status socio-economico potrebbe essere targetizzato e migliorato, portando ad un maggior benessere e salute per molti” afferma il Dottor Stringhini.

Una ricerca australiana ha recentemente messo in evidenza l’impatto dell’istruzione sulla salute.

Il Sax Institute nell’ultimo dicembre ha pubblicato sull’International Journal of Equality, nella sezione salute, uno studio che indaga come coloro che non hanno titoli di istruzione terziaria abbiano più del doppio di probabilità di avere un attacco cardiaco (150 per cento) rispetto a quelli con un titolo universitario.

“Sappiamo che una buona educazione ha un impatto fondamentale sulla salute a lungo termine, poichè influenza la scelta lavorativa, il luogo nel quale si vive e le scelte alimentari”, ha commentato Kerry Doyle, CEO della Heart Foundation del New South Wales.

Fonte: SBS