Dei 25.000 bambini di strada che popolano la capitale del Congo, la maggior parte sono giovani ragazzi. Mentre loro possono far soldi attraverso i lavori manuali, per le ragazze la prostituzione e lo sfruttamento rimangono spesso le uniche alternative per la sopravvivenza.

KINSHASA, Congo – Quando i genitori di Cecilia sono morti improvvisamente nel 2009, non è rimasto nessuno che si prendesse cura di lei. “Ho dei fratelli maggiori, ma sono tutti in Angola. Nessuno si è interessato a me” dice. “Mi hanno abbandonata”. A soli 8 anni non le è rimasta altra scelta che vivere per le strade della capitale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), confrontandosi con la fame, il freddo e la paura. In queste condizioni le è sembrato un miracolo, quando, dopo due settimane in strada, è stata avvicinata da una donna che l’ha voluta adottare. “Sei troppo bella per restare in strada” le disse la donna. “Vieni a casa con me e ti sarai mia figlia.”

Fu così che si ritrovò ad essere trattata come una “schiava domestica”, dice Cecilia, ora quindicenne. Per sei anni, è stata vittima di abusi verbali e sessuali, a volte dai sei figli biologici e della sua nuova “madre”. Poi un giorno la donna le sferrò un pugno così forte da romperle i denti anteriori. Cecilia scappò tornando in strada.

Cecilia è solo una dei 25.000 bambini di strada a Kinshasa, una cifra che, secondo l’UNICEF, è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni. I tassi di natalità elevati della RDC in combinazione con l’espansione urbana in corso a Kinshasa, una delle più grandi città africane, hanno portato all’aumento del numero dei bambini di strada, dice l’organizzazione. È un problema di tutta l’Africa subsahariana, in cui 200 milioni di bambini vivono in povertà, a rischio di sfruttamento, abusi e malattie. E, in molti luoghi, questi rischi sono molto più grandi per le ragazze.

“Ci sono più ragazzi per le strade di Kinshasa rispetto alle ragazze – direi che solo un terzo dei bambini di strada sono di sesso femminile”, spiega Jean-Pierre Godding, responsabile progetto presso un’organizzazione che si occupa dei bambini di strada di Kinshasa. Ma “le ragazze sono considerate più “utili” rispetto ai ragazzi. Le famiglie di solito sfruttano le ragazze quanto più possibile”. Per prima cosa, le ragazze sono più vulnerabili alla violenza sessuale, dice Godding. “I ragazzi possono fare dei piccoli lavori manuali per guadagnare un po’ di soldi. Ma le ragazze che vivono in strada spesso cadono nella rete della prostituzione. Chi non viene coinvolto nel giro della prostituzione, può ottenere un lavoro domestico.”

Le famiglie tendono a trattenere le figlie femmine per eseguire i lavori domestici e contribuire alla crescita degli altri bambini della famiglia”, dice Godding. “Molte ragazze si sposano, anche giovani: un altro motivo per cui per le strade non ce ne sono tante quanto i ragazzi.”

Chloe, 16 anni, è entrata nel mondo della prostituzione quando è scappata di casa. due anni fa. “Le mie sorelle hanno voluto che mi sposassi con un uomo anziano” dice. “Ho preferito vivere in strada e darmi alla prostituzione piuttosto che essere la moglie di un uomo anziano” Per Chloe, come per tante altre ragazze di strada, lo stupro, le malattie sessualmente trasmissibili, le gravidanze indesiderate, la violenza e l’essere etichettate fanno parte della realtà di tutti i giorni. Ma anche quando le loro condizioni potrebbero cambiare in meglio, per loro diventa difficile lasciare quel mondo. “Di solito hanno un “fidanzato” che cerca loro i clienti in cambio di protezione”, dice Godding. “La loro autostima e la percezione [di sé] subiscono un duro colpo.”

L’organizzazione che si occupa dei bambini di strada di Kinshasa è in grado di offrire supporto ai giovani senza tetto della città, offrendo dormitori, programmi educativi e cibo. A volte, l’organizzazione può rintracciare le famiglie dei bambini abbandonati e negoziare con loro in vista di un ricongiungimento familiare. Offre anche programmi di microcredito per aiutare le famiglie ad avviare piccole imprese e, quindi, avere migliori possibilità economiche. Ma Godding ritiene che per tenere i bambini lontani dalle strade bisogna risalire alla loro provenienza ed intervenire in quel contesto. “L’unico modo per aiutare definitivamente queste ragazze è l’emancipazione economica e delle strategie di sviluppo per i bambini e le loro comunità” dice.

Secondo Clemence Petit-Perot, direttore del programma della Children’s Radio Foundation, che utilizza le trasmissioni radiofoniche in Africa per promuovere il dialogo e la partecipazione della comunità, dare ai bambini di strada un rifugio temporaneo, protezione ed istruzione potrebbe essere una rapida vittoria. Ma soluzioni a lungo termine, dice, comporterebbero il cambiamento della percezione pubblica e la mobilitazione delle comunità. “I bambini di strada di Kinshasa e del resto dell’Africa sono enormemente etichettati”, dice Petit-Perot. “La maggior parte delle persone li considera ladri o prostitute. Se c’è un crimine [in una zona fatiscente] la polizia e la comunità dà la colpa ai bambini di strada.” “Il dialogo è l’unico modo per far capire alle comunità che i bambini di strada sono esseri umani complessi con decisioni e sfide difficili da intraprendere, piuttosto che semplici ombre.”

Né Chloe né Cecilia considerano la loro situazione irreversibile. Chloe vuole chiudere con il mondo della prostituzione un giorno e andare a scuola. Cecilia ama i vestiti e sogna di diventare una stilista. Ma entrambe sanno che non è un percorso facile quello di uscita dalla strada. “La gente mi dice che sono molto brava con la moda e lo stile. Mi piacerebbe molto andare a scuola di moda e imparare di più”, dice Cecilia, che cerca di indossare sempre belle gonne, collane e bracciali. “Ma non so se posso farlo. Ho bisogno di andare a scuola prima.”

*i nomi sono stati modificati a tutela dei minori

**questa storia è stata riportata grazie al supporto dell’African Great Lakes Fellowship from the International Women’s Media Foundation. Originariamente è stata pubblicata sul Women & Girls Hub.

Fonte: Huffington Post