DURBAN – Ci sono delle parti del mondo in cui i bambini sono costretti a comportarsi da adulti e a crescere velocemente per fronteggiare le difficoltà che li circondano. Il fotografo Sander Troelstra ha percorso le strade di Durban, in Sud Africa, per documentare le condizioni dei bambini che vagano di notte per le strade.
“Con la fotografia cerco sempre di rispondere alle domande che mi pongo nel momento in cui sto scattando. Chi sono queste persone? Perché sono lì? Esercitano un controllo sulle loro vite? Sono liberi? E qual è la definizione esatta di libertà? Per cosa lottano? Amare, credere, avere fiducia nella gente? Quando la società va a dormire loro restano svegli. Di notte sentono di esistere realmente, sentono di essere qualcuno e di contare. Ma assieme a questo vengono fuori anche le regole della strada. Per sopravvivere, per guadagnare un po’ di sicurezza, devono unirsi ad una banda e rimanere sempre in gruppo. Violenza, stupri, accoltellamenti, abuso di droga, AIDS e tubercolosi fanno parte della loro quotidianità. Sono i figli della notte”, Sander spiega quello che c’è alle spalle del suo coinvolgente lavoro dal titolo Children of the Night.
Come nasce l’idea di Children of the Night?
Nasce durante l’ultimo anno dei miei studi presso l’Accademia di Fotografia di Amsterdam. A quel tempo cercavo una tematica che incontrasse i miei interessi. I miei lavori hanno sempre riguardato le persone, la libertà, la sopravvivenza e la transitorietà. Quando ho appreso la situazione dei bambini di strada di Durban, tramite l’ONG olandese Be More, ho pensato che si prestasse molto bene. L’organizzazione avrebbe potuto utilizzare le foto in cambio dell’alloggio. Ho prenotato il volo e sono saltato sull’aereo.
Come ha scelto l’ambientazione per documentare le condizioni di questi bambini?
Be More ha una collaborazione in Sud Africa con una ONG locale, sono stata presentato all’organizzazione Umthombo, che si prende cura dei bambini di strada di Durban. Hanno un cosiddetto spazio sicuro nel cuore delle strade più pericolose di Durban, dove i bambini e le bande dettano le regole. Mi hanno dato una stanza presso le loro strutture. I lavoratori di Umthombo sono ex ragazzi di strada e hanno il rispetto delle bande. A Umthombo conoscono tutti i loro luoghi di ritrovo ed ogni giorno fanno il giro per verificare il loro stato di salute.
Può condividere con noi qualche aneddoto di questo lavoro?
Ho lavorato a stretto contatto con Siya, – 28 anni nel 2010 – un ex ragazzo di strada la cui vita è cambiata dopo essere stato sparato dalla polizia. Il proiettile ha perforato il suo corpo senza arrecargli nessun danno fatale. Ha incontrato in carcere molti altri ragazzi di strada paralizzati a causa della violenza, cosi si è reso conto di essere molto fortunato nel poter ancora camminare. Poi ha iniziato a lavorare per Umthombo ed a cercare di aiutare gli altri bambini spingendoli a lasciare la vita di strada. Insieme a Siya ho vagato per le strade di Durban ed ho avuto modo di conoscere tutto ciò che riguarda i bambini di strada ed il loro modo di sopravvivere. Durante il giorno era difficile trovarli perché si nascondono, ma quando gli altri vanno a dormire, rimangono svegli. Di notte le strade vuote diventano il loro territorio, per questo ho scelto il titolo ‘Figli della notte’. Durante il mio secondo soggiorno ho iniziato a camminare per le strade con Siya quasi tutte le sere.
La foto del ragazzo che fa il mimo rimarrà sempre un ricordo importante per me. Lo abbiamo trovato ad un incrocio mentre cercava di guadagnare qualche soldo. Invece di elemosinare o rubare si improvvisava mimo quando il semaforo diventava rosso. Ha un piccolo fischietto in bocca che sincronizza con i suoi movimenti. Dalle automobili si sente il suono ed è così che attira l’attenzione. L’avevo già incontrato ed era stato d’accordo a farsi fotografare.
Quali sono state le reazioni iniziali dei bambini quando ha detto loro che sarebbero stati fotografati?
Molto diverse. Ci è voluto del tempo per arrivare a conoscerli. Ho portato con me delle macchine fotografiche usa e getta e le ho distribuite in modo che potessero scattare da soli delle foto. Poi le ho immediatamente sviluppate ed il giorno dopo avevano le loro immagini. Hanno apprezzato e così, dopo aver iniziato a conoscermi, hanno lentamente acconsentito ad essere fotografati.
Infine, quali i prossimi progetti fotografici?
Ho appena finito un grande progetto in cui ho realizzato un libro fotografico e ho curato l’esposizione “Cor wash here” a Huise Marseille, museo della fotografia di Amsterdam. Si tratta di una serie sul fotografo-eroe locale Cor Jaring. L’ho seguito per 2 anni e mezzo, nell’ultima parte della sua vita, e dopo la sua morte ho voluto mostrarne una parte interessante facendone un libro ed una mostra dal titolo “Cor Was Here”. Siamo diventati molto vicini e per me è stato un progetto fotografico molto personale. Al momento sono in fase di ricerca per diversi progetti fotografici. Sono stato due mesi in Indonesia ed ho lavorato con le tribù locali in Nusa Tenggara. E’ stato davvero interessante, ho avuto l’occasione di incontrare medici e persone molto spirituali. Ho anche seguito un circo gitano in Francia da cui mi reco in visita ogni anno. Lavoro anche con il New Outsider Art Museum di Amsterdam.
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Fonte: Resource