FRANCIA – In Francia ci sono attualmente più di 31.000 bambini senza fissa dimora. Un numero che dimostra come le istituzioni tardino a prendere dei provvedimenti. Le conseguenze a livello sanitario e sociale sono drammatiche.

Pierre (il nome è stato cambiato) ricorda molto bene la prima domanda che gli hanno posto i suoi bambini di 5 e 7 anni nel momento in cui si sono ritrovati per strada: “papà, perché non andiamo a scuola oggi?” Fortunatamente per questo padre di famiglia parigino, lo sfratto ha avuto luogo nel mese di maggio: “ho detto loro che si trattava delle vacanze”. L’aneddoto non dice cosa ne è oggi di Pierre e dei suoi figli. Quello che sappiamo, in compenso, è che la loro situazione è sfortunatamente comune a tanti altri bambini. Come ci ricorda uno studio dell’InVS (Institut de veille sanitaire), la Francia conta ad oggi circa 31.000 minori senza fissa dimora, quasi un quarto della popolazione senza tetto. Un numero che si è più che raddoppiato in dieci anni. Ed oltre a quelli che vanno da un hotel sociale all’altro, laddove non sono condannati a stare per strada, ce ne sono circa 9.000 che vivono nelle bidonville.

Destini crudeli la cui semplice constatazione giustificherebbe uno stato di emergenza. Sono invece soggetti ad una relativa indifferenza. “Un anziano povero è intollerabile agli occhi dell’opinione pubblica. Un bambino povero è invisibile”, ha lamentato François Chérèque lo scorso anno, poco prima di girare il suo rapporto sulla povertà al primo ministro. Come spiegare un tale numero? Gli effetti della crisi economica, insieme alle politiche di austerità, alla crisi immobiliare e alla crisi migratoria. Il numero di famiglie, spesso con un solo genitore, che necessitano soluzioni abitative è esploso negli ultimi dieci anni. Molti bambini arrivano tra le braccia dei loro genitori quando sono appena stati sfrattati o nel momento in cui la madre ha deciso di fuggire alla violenza domestica.

“Per molto tempo, si è trattato di donne sole, provenienti dall’Africa sub-sahariana che ci cercavano a seguito della rottura dei legami familiari, assicura Éric Pliez presidente del SAMU Sociale di Parigi. Ma da due o tre anni, ospitiamo molte famiglie dei Paesi dell’Est con un padre, una madre e dei bambini, senza reti di solidarietà in Francia e che sono immediatamente in stato di emergenza”. Il sistema di assistenza abitativa è insufficiente. Di 70.000 posti previsti nell’ Île-de-France, solo 30.000 sono attualmente riservati alle famiglie, negli alberghi sociali. “Solo lo scorso fine settimana, non abbiamo trovato una soluzione per circa sessanta famiglie con figli” dice Éric Pliez. Anche nel caso in cui queste famiglie ricevano una risposta positiva, la vita in questi alberghi non può essere considerata una soluzione a lungo termine, tanto più per i bambini. “Non possiamo farli mangiare o fare i compiti con calma, data anche la lontananza dai luoghi di istruzione o da quelli predisposti alla distribuzione di cibo…”

Questa estrema precarietà lascia cicatrici profonde nei bambini. Gli studi ci mettono in guardia sulle conseguenze sociali e psicologiche di un tale stile di vita. L’indagine condotta nel 2013 dall’ Osservatorio di Parigi del Samu Sociale rivela condizioni di salute molto preoccupanti: il 20% dei minori ha dimostrato di essere affetto da problemi di salute mentale e l’80% ha avuto un ritardo nello sviluppo. La maggior parte delle famiglie soffre di malnutrizione, in particolare nei bambini sono presenti molti casi di anemia (38%), di sovrappeso (22%) o di obesità (4%). “Non sorprende in quanto molti elemosinano all’uscita dei fast food, assicura Sylvie Lhost, presidente dell’Entraide citoyenne, un’associazione parigina che aiuta i senza tetto. Mangiano gli avanzi dal McDonalds, ma quasi mai verdura o frutta fresca.”

La scuola rimane uno degli ultimi punti di riferimento per questi bambini in estreme condizioni di disagio, di cui il 10% non frequenta i banchi di scuola. Non è facile per loro realizzare che, diversamente dagli altri, vivono per strada. Una vera e propria discriminazione si può aggiungere alle sofferenze della vita quotidiana. Sylvie Lhost racconta la storia di questo padre che con suo figlio dormiva all’aperto, non lontano dalla scuola che frequentava. “Un giorno gli altri bambini l’hanno visto e la sua quotidianità è diventata un inferno.” La pioggia è il peggior nemico dei bambini senza casa, ha detto. “Impossibile sfuggire ad una spiegazione quando si arriva inzuppati in classe…” La precarietà e la grande povertà non hanno solo un impatto sulla qualità materiale della vita dei bambini, sulla loro salute e sulla loro istruzione, ma anche sulla loro autostima. La soluzione? Secondo Éric Pliez si trova in delle soluzioni abitative d’urgenza meglio organizzate, in cui le famiglie hanno una o due camere ed una cucina condivisa. E soprattutto nella capacità dello Stato di tirar fuori i bambini e le loro famiglie dallo stato di emergenza attraverso la costruzione di appartamenti sociali in numero sufficiente. “Servirebbe un alloggio e soprattutto un’esistenza stabile, risponde Sophie Graillat. Fino a che non saranno soddisfatte queste condizioni saranno minati tutti gli altri diritti del bambino, la salute, la scuola..”

I BAMBINI DI STRADA INVISIBILI IN FRANCIA

Fonte: L’Humanité – Laurent Mouloud