KENYA – Il Kenya porrà mai fine al fenomeno dei bambini di strada? Un giro per il centro di Nairobi è sufficiente per far notare come il fenomeno sia diventato sempre più d’impatto. Si tratta di un dilemma che poggia su due fattori: il crescente livello di povertà e la mancanza di amore da parte dei genitori.

Frederick Maina è sulla strade del centro di Nairobi, sniffa colla cercando di ottenere aiuto da quelli che sembrano tanto filantropici da dargli degli spiccioli.

Il dodicenne è solo uno dei tanti bambini di strada che cercano di sopravvivere nella città.

Come tanti suoi compagni, ha trascorso diverso tempo in qualche centro riabilitativo del governo finalizzato a dare una seconda possibilità ai bambini di strada.

Forzati a diventare adulti prematuramente

In Kenya sotto l’età di 18 anni si è generalmente definiti bambini.

I bambini di strada non godono di nessuno dei diritti affermati nella Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, come la sopravvivenza, lo sviluppo, la protezione e la partecipazione del bambino.

Sono obbligati a diventare adulti prematuramente, spesso con la responsabilità di prendersi cura dei fratelli minori, senza possibilità d’istruzione e totalmente senza, o con il minimo, accesso alle strutture ricreative che dovrebbero caratterizzare la loro età.

La sofferenza deriva da vari gradi di abbandono, abuso e sfruttamento da parte degli stessi adulti a cui la società affida la responsabilità del loro benessere e sviluppo.

Nel Marzo 2001, il governo ha pubblicato il Children’s Act, una nuova legge che non ha solo enunciato le varie definizioni dei diritti del bambino – in linea con gli strumenti internazionali – ma ha anche cercato di evidenziare il bisogno di proteggere i bambini dalle dannose pratiche culturali come la circoncisione forzata.

Questo è stato il tentativo del governo keniota alla ricerca di una soluzione finale al problema “famiglie di strada” che continua a sconcertare.

Nel 2003, il NARC ha intrapreso un programma di riabilitazione che fu visto come la chiave magica verso la promozione del benessere per i bambini di strada. Nonostante l’entusiasmo dimostrato dal governo nel riabilitare le famiglie di strada, il programma ha collassato.

Pochi giorni prima la visita del Presidente Barack Obama in Kenya, la città ha annunciato che stava per ricollocare i bambini di strada in centri di riabilitazione, in una mossa che è coincisa con il progetto di pulizia delle strade prima dell’arrivo del “figlio della terra africana”.

Opposizione rigida

Quando la pioggia ha cominciato a colpirci? In molti sostengono l’esistenza di un’alternativa per rivolgersi al fenomeno delle famiglie di strada.

All’inizio, più di 6000 bambini e giovani furono rimossi dalle strade e collocati in centri di riabilitazione sparsi nel Paese.

Ma per molti di questi bambini, questi centri sono stati percepiti più come campi di detenzione. Nessuna sorpresa quindi se i recenti sforzi del governo della contea di Nairobi di ricollocare questa popolazione dal distretto d’affari centrale presso una struttura a Ruai hanno riscontrato una rigida opposizione da parte di coloro che ne avrebbero dovuto beneficiare.

Mentre il Paese si muove verso il gradino successivo di sviluppo, il governo deve ripensare alla propria strategia considerando la situazione delle famiglie di strada.

La continua crescita di questa popolazione non rappresenta soltanto un problema economico, ma anche un pantano sociale.

E’ noto che il mondo sotterraneo delle bande criminali organizzate miri a sfruttare gruppi vulnerabili compresi donne e bambini.

Uno studio condotto dal centro di ricerca criminale, rilasciato nel 2012, ha sottolineato la debolezza del tessuto interno, rapidi cambiamenti sociali e una crescente povertà, terreno fertile per la fioritura di bande criminali organizzate.

Questo mantiene alti i dubbi sul successo di futuri tentativi nella riabilitazione delle famiglie di strada che hanno accusato la mancanza di un’elaborata cornice legale che guidasse queste iniziative come anche un’inadeguata distribuzione delle risorse.

L’inadeguata coordinazione e l’infrastruttura difettosa dei centri di riabilitazione è stata pure citata come ingrediente chiave nel deragliamento della realizzazione di questo sogno.

E in mezzo al dibattito, questo gruppo vulnerabile che a malapena ha la voce per propagare le proprie idee rimane nell’ombra. E finché il governo e le parti interessate non prendono in considerazione queste carenze, i futuri tentativi di risoluzione potrebbero rivelarsi insufficienti.

Fonte: KBC

Autore: Nicholas Kigondu